antica stamperia d'arte

Antica stamperia d’arte

Lorenzo Zichichi

Intervista

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La stamperia d’arte Il Cigno è stata fondata nel 1968 con sede nello storico Palazzo Cenci Bolognetti con ingresso dall’omonimo Monte de’ Cenci. Lo scopo iniziale era quello di realizzare delle edizioni la cui qualità artigianale fosse di per sé un valore intrinseco al’opera. L’attività iniziò quindi proponendo progetti originali ad artisti del panorama romano, come ad esempio Renzo Vespignani. Nel tempo, la stamperia si dotò di cinque torchi calcografici manuali e un torchio litografico, che poi finì in disuso per evitare la confusione che man mano s’impadroniva del mercato e spingeva gli artisti a realizzare delle litografie senza usare i procedimenti manuali, che invece Il Cigno mantenne per tutte le sue edizioni firmate in calce del foglio dall’artista. La direzione della struttura approdò nelle mani di Norberto G. Kuri nel 1973, che realizzò praticamente tutte le incisioni in acquaforte e acquatinta di Marino Marini oltre, a mero titolo esemplificativo, le cartelle dei Tarocchi di Franco Gentilini, la traduzione del celebre dipinto della Battaglia del Ponte del’Ammiraglio di Renato Guttuso e quella dei disegni che Jeanne Modigliani volle realizzare per i cento anni dalla nascita del padre Amedeo, innumerevoli incisioni di Aligi Sassu e dello svedese Henry Unger. Proprio per soddisfare le esigenze di Marino Marini, fu costruito ad hoc un torchio con passo di oltre 130 centimetri, da cui usci la più grande incisione dell’artista pistoiese (Gran Cavaliere, 1978).

Vivendo a stretto contatto con gli artisti, che frequentavano la stamperia per lunghi periodi, essendo questa dotata anche di macchinari per la rilegatura e la piegatura dei fogli stampati che divenivano dei volumi di pregio, Il Cigno iniziò ad occuparsi anche della realizzazione di progetti, che prendevano corpo durante le conversazioni nello studio della direzione nell’attesa di una prova di stampa, tra cui l’edizione di cataloghi, la realizzazione di mostre e la collocazione di sculture in pubblici spazi. Intellettuali e scrittori frequentavano la struttura per annusare il profumo della carta e degli inchiostri, come scrisse Leonardo Sciascia.

Nel 1988 Il Cigno collocava a New York la monumentale scultura di Giacomo Manzù sul piazzale antistante il Palazzo di Vetro. L’opera era accompagnata da un volume in tiratura limitata, destinato ai capi di stato dei paesi membri delle Nazioni Unite, facente parte di un progetto editoriale più ampio: la pace quale messaggio fondamentale per la convivenza tra i popoli racchiusa in un libro. I manoscritti di eminenti e influenti personalità del mondo contemporaneo (come Papa Giovanni Paolo Il, Madre Teresa di Calcutta, François Mitterrand, Helmut Kohl, Margaret Thatcher, scienziati quali i premi Nobel Paul A. M. Dirac e Piotr Kapitza) erano illustrati da un artista. Oltre a Manzù, furono chiamati a realizzare i vari tomi Emilio Vedova, Hans Hartung, Emilio Greco e Renzo Vespignani. Proprio in quell’anno, la fusione con la Galileo Galilei, editore specializzato in pubblicazioni scientifiche, diede corpo alla trasformazione definitiva della stamperia in casa editrice.

La crisi ingenerata da una sconsiderata politica commerciale che permetteva agli artisti di firmare tirature realizzate con procedimenti industriali (e non manuali) realizzate anche in migliaia di foglie la totale assenza da parte del legislatore di attenzione per la preservazione della stampa artistica nmanuale e di qualità portò il Cigno verso la realizzazione di incisioni sempre più mastodontiche, onde evitare la confusione a un occhio poco esperto, tra fotolito e incisioni originali. Avendo le macchine meccaniche un passo di al massimo 100 centimetri, le incisioni che uscivano dal più grande dei torchi de Il Cigno avevano nella dimensione stessa la garanzia di essere acquaforti o acquatinte originali. Lo scultore Giuliano Vangi fu trascinato dal Cigno in questa avventura.

In occasione della riapertura di Palazzo Ducale di Genova per i 500 anni della scoperta dell’America, Guglielmo Cavallo, illustre paleografo e frequentatore della casa editrice, chiese al Cigno di curare, a fianco delle carte nautiche del mondo prima e dopo il 1492, una sezione dedicata all’arte contemporanea.

Il Cigno intraprese la strada di realizzare delle incisioni originali, invitando tredici artisti a realizzare la loro interpretazione del mondo dopo Cristoforo Colombo facendo commentare ognuna delle opere realizzate da un illustre estimatore della grafica d’arte, e affidando la curatela a Erich Steingraber, direttore generale dei Musei della Baviera. Oltre alle grafiche, vennero anche esposte a Palazzo Ducale delle sculture degli artisti invitati. Alcuni esemplari delle incisioni realizzate fanno oggi parte delle collezioni della Bibliothèque Nationale di Francia (Cabinet des Estampes) e della Calcografia Nazionale di Roma.

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