Gastone Biggi

21 Novembre
Gastone Biggi

Le inaugurazioni del 23 ottobre 2020 al  Complesso Museale di Palazzo Ducale di Mantova,  di Gastone Biggi e Umberto Mariani, in occasione della concomitante apertura della mostra Raffaello Trama e Ordito. Gli arazzi di Palazzo Ducale a Mantova.

 

Gastone Biggi

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L’artista

Gastone Biggi nasce a Roma il 12 febbraio 1925, (dice di se: «sono un romano antico, nato e vissuto all’ombra del Colosseo»), nel mitico Rione Monti, dove sono nati anche Giulio Cesare, Petrolini e Apollinaire… il padre è pittore. Si diploma al Liceo Artistico dove insegnerà, in differenti sedi, fino al 1984. Durante il periodo bellico è prigioniero dell’esercito tedesco; nel 1946, durante la convalescenza per le torture subìte, inizia a dipingere all’ospedale di Sondalo.

Nel 1949 e nel 1951, presentato da Mario Sinibaldi e dal musicologo Riccardo Milano, tiene due esposizioni personali alla Galleria Fiorani di Roma, dove espone l’opera Gli ignoti 1948, che farà venire a Biggi l’idea di Realismo Astratto. Anticipazione di quello che maturerà più tardi, ma che fece però interrompere brevemente in lui l’idea di un figurativo solo realistico. Inizia l’interesse verso la musica. Le composizioni trarranno ispirazione dal mondo delle note (soprattutto Bach).

Nel 1950 partecipa al Premio Michetti con l’opera Periferia, di ispirazione sociale, per la quale ottiene una segnalazione dal critico Ugo Moretti. L’anno successivo compie un viaggio a Parigi, il primo di una lunga serie, dove si intrecciano, in modo sistematico, studio e pittura.

Al ritorno riallaccia i contatti con il contesto romano, incontra Igor Stravinskij durante il suo primo concerto romano, frequenta gli artisti della Scuola del Portonaccio (tra i quali Buratti, Muccini e Vespignani), in seguito i pittori con i quali formerà il Gruppo 56 e con gli stessi esporrà alla Galleria La Finestra nel 1957.

Nel 1952, incoraggiato da Irene Brin e Gasparo Del Corso espone alla Galleria l’Obelisco di Roma opere “pointillistes” e realizza la scenografia de Gli Uccelli di Aristofane al Teatro delle Maschere di Roma. Inizia da qui il suo impegno come insegnante nella scuola.

Nel 1956 tiene una personale alla Galleria Il Pincio, dove già aveva esposto nel 1955 presentato da Stefano D’Arrigo e Giulio Picciotti. È proprio del 1957, dopo l’ esecuzione di una serie di opere di ispirazione giottesca, la fine della fase del realismo sociale di Biggi: con Le Cancellate che espone alla Galleria Il Camino di Roma nel 1957 presentato da Renato Giani e soprattutto con I Racconti, Le Lettere e Le Sabbie del 1958 si avvicina all’Informale, che espone a Roma alla Tartaruga, nello stesso anno, dove usando frammenti di materia e di memoria tende a realizzare la superficie del ricordo.

La Radiotelevisione Italiana gli dedica una trasmissione radiofonica per la rubrica Ultimo quarto che va in onda nel 1960 curata da Giovanni Artieri e Renato Giani, dal titolo Gastone Biggi e la Vespa, il mezzo con cui ha girato tutta l’Italia spingendosi nel 1967 sino a Berlino; intanto ha contatti con gli autori di Forma 1 (Dorazio, Scialoja, Turcato, Perilli); già nel 1959 espone I racconti e Le Sabbie alla Galleria Discotheque e nel 1960 entra in contatto con Giulio Carlo Argan che, con Palma Bucarelli, Lionello Venturi e Nello Ponente, è particolarmente attento alle ricerche di quell’ambito, e con i quali inizia un lungo rapporto di stima e amicizia.

Gli vengono conferiti premi e incarichi didattici (insegna Disegno Pubblicitario alla Diaz di Roma); riprende i viaggi in Francia, abbandona l’Informale e torna alla forma con i Continui segnici, abolendo il colore e dipingendo solo con il bianco e il nero, a Genova dove conosce Roberto e Rinaldo Rotta.

Espone alla rassegna L’Arte di Roma e Lazio (in seguito chiamata Biennale Romana) i primi dipinti astratti (Continui, Omaggio a Bach); nel 1962 fonda, con Frascà, Carrino, Santoro, Uncini e Pace, il Gruppo 1 che espone per la prima volta a Firenze a Il Quadrante e alla Galleria Rotta a Genova; nell’aprile, del 1963, espone con il Gruppo 1 alla IV Rassega di Roma e del Lazio al Palazzo delle Esposizioni; partecipa al Convegno interdisciplinare Scelte e proposte.

MART-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto 9 ottobre 2020 – 14 febbraio 2021

Da un’idea di: Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi
A cura di: Victoria Noel-Johnson

Contestuale alla mostra “Caravaggio. Il Contemporaneo”, al MART di Rovereto,
il singolare dialogo sulla natura morta tra il grande Maestro lombardo e l’artista romano definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo”.

L’originale uso di una luce immanente e del colore, nelle opere di Ventrone,
e la mediazione della fotografia, per una pittura “ultra realistica “
e la resa di un “non vero” metafisico.

Ufficio stampa
Villaggio Globale International
Antonella Lacchin
041 590 4893 -335/7185874
lacchin@villaggio-globale.it

Le nature morte iperealistiche di Luciano Ventrone (Roma, 1942), divenuto famoso per il suo virtuosismo e per le stupefacenti riproduzioni in pittura di una realtà che appare più vera del vero, innestano un dialogo indubbiamente stimolante in rapporto con l’opera di Caravaggio, laddove nelle opere di questi e di Ventrone – definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo” – si evidenziano, secondo Victoria Noel-Johnson curatrice della mostra, diversi ma complementari approcci al “non vero”: una percezione sottilmente velata di una realtà superiore, la grande illusione di una “ultra-realtà” in contrapposizione a una falsa impressione”.
Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Una riflessione che si fa ancora più interessante grazie al medium, alla giustapposizione nella mostra ventroniana, dell’Allegoria della Primavera oggi riconosciuta come opera a quattro mani del Maestro di Hartford e di Carlo Saraceni (inizi del XVII secolo), ma negli anni Settanta attribuita dallo stesso Zeri, con un’ipotesi rivoluzionaria, a un giovane Caravaggio.
Se l’identificazione proposta dal grande critico è stata orami abbandonata, rimane immutato il valore della sua teoria, ovvero l’individuazione del momento germinale della natura morta in Italia, in un’epoca e in un contesto vicinissimi a Caravaggio; ed è proprio su questo tema che l’arte di Ventrone è stata chiamata a cimentarsi in questi anni, in relazione al grande artista seicentesco.

 

Luciano Ventrone

Luciano Ventrone

Intervista

Video intervista

 

 

L’artista

Tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale, Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo.

L’artista dimostra da sempre la sua abilità nel trattare i colori e la pittura. Nella tecnica di Ventrone la fotografia è un punto di partenza, un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente dalla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere l’artista crea mondi suggestivi carichi di vissuti e di emozione….

MART-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto 9 ottobre 2020 – 14 febbraio 2021

Da un’idea di: Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi
A cura di: Victoria Noel-Johnson

Contestuale alla mostra “Caravaggio. Il Contemporaneo”, al MART di Rovereto,
il singolare dialogo sulla natura morta tra il grande Maestro lombardo e l’artista romano definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo”.

L’originale uso di una luce immanente e del colore, nelle opere di Ventrone,
e la mediazione della fotografia, per una pittura “ultra realistica “
e la resa di un “non vero” metafisico.

Ufficio stampa
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Antonella Lacchin
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Le nature morte iperealistiche di Luciano Ventrone (Roma, 1942), divenuto famoso per il suo virtuosismo e per le stupefacenti riproduzioni in pittura di una realtà che appare più vera del vero, innestano un dialogo indubbiamente stimolante in rapporto con l’opera di Caravaggio, laddove nelle opere di questi e di Ventrone – definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo” – si evidenziano, secondo Victoria Noel-Johnson curatrice della mostra, diversi ma complementari approcci al “non vero”: una percezione sottilmente velata di una realtà superiore, la grande illusione di una “ultra-realtà” in contrapposizione a una falsa impressione”.
Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Una riflessione che si fa ancora più interessante grazie al medium, alla giustapposizione nella mostra ventroniana, dell’Allegoria della Primavera oggi riconosciuta come opera a quattro mani del Maestro di Hartford e di Carlo Saraceni (inizi del XVII secolo), ma negli anni Settanta attribuita dallo stesso Zeri, con un’ipotesi rivoluzionaria, a un giovane Caravaggio.
Se l’identificazione proposta dal grande critico è stata orami abbandonata, rimane immutato il valore della sua teoria, ovvero l’individuazione del momento germinale della natura morta in Italia, in un’epoca e in un contesto vicinissimi a Caravaggio; ed è proprio su questo tema che l’arte di Ventrone è stata chiamata a cimentarsi in questi anni, in relazione al grande artista seicentesco.

 

Luciano Ventrone

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L’artista

Tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale, Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo.

L’artista dimostra da sempre la sua abilità nel trattare i colori e la pittura. Nella tecnica di Ventrone la fotografia è un punto di partenza, un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente dalla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere l’artista crea mondi suggestivi carichi di vissuti e di emozione….

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A cura di: Victoria Noel-Johnson

Contestuale alla mostra “Caravaggio. Il Contemporaneo”, al MART di Rovereto,
il singolare dialogo sulla natura morta tra il grande Maestro lombardo e l’artista romano definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo”.

L’originale uso di una luce immanente e del colore, nelle opere di Ventrone,
e la mediazione della fotografia, per una pittura “ultra realistica “
e la resa di un “non vero” metafisico.

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Le nature morte iperealistiche di Luciano Ventrone (Roma, 1942), divenuto famoso per il suo virtuosismo e per le stupefacenti riproduzioni in pittura di una realtà che appare più vera del vero, innestano un dialogo indubbiamente stimolante in rapporto con l’opera di Caravaggio, laddove nelle opere di questi e di Ventrone – definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo” – si evidenziano, secondo Victoria Noel-Johnson curatrice della mostra, diversi ma complementari approcci al “non vero”: una percezione sottilmente velata di una realtà superiore, la grande illusione di una “ultra-realtà” in contrapposizione a una falsa impressione”.
Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Una riflessione che si fa ancora più interessante grazie al medium, alla giustapposizione nella mostra ventroniana, dell’Allegoria della Primavera oggi riconosciuta come opera a quattro mani del Maestro di Hartford e di Carlo Saraceni (inizi del XVII secolo), ma negli anni Settanta attribuita dallo stesso Zeri, con un’ipotesi rivoluzionaria, a un giovane Caravaggio.
Se l’identificazione proposta dal grande critico è stata orami abbandonata, rimane immutato il valore della sua teoria, ovvero l’individuazione del momento germinale della natura morta in Italia, in un’epoca e in un contesto vicinissimi a Caravaggio; ed è proprio su questo tema che l’arte di Ventrone è stata chiamata a cimentarsi in questi anni, in relazione al grande artista seicentesco.

 

Luciano Ventrone

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L’artista

Tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale, Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo.

L’artista dimostra da sempre la sua abilità nel trattare i colori e la pittura. Nella tecnica di Ventrone la fotografia è un punto di partenza, un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente dalla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere l’artista crea mondi suggestivi carichi di vissuti e di emozione….

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L’originale uso di una luce immanente e del colore, nelle opere di Ventrone,
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Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Una riflessione che si fa ancora più interessante grazie al medium, alla giustapposizione nella mostra ventroniana, dell’Allegoria della Primavera oggi riconosciuta come opera a quattro mani del Maestro di Hartford e di Carlo Saraceni (inizi del XVII secolo), ma negli anni Settanta attribuita dallo stesso Zeri, con un’ipotesi rivoluzionaria, a un giovane Caravaggio.
Se l’identificazione proposta dal grande critico è stata orami abbandonata, rimane immutato il valore della sua teoria, ovvero l’individuazione del momento germinale della natura morta in Italia, in un’epoca e in un contesto vicinissimi a Caravaggio; ed è proprio su questo tema che l’arte di Ventrone è stata chiamata a cimentarsi in questi anni, in relazione al grande artista seicentesco.

 

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Tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale, Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo.

L’artista dimostra da sempre la sua abilità nel trattare i colori e la pittura. Nella tecnica di Ventrone la fotografia è un punto di partenza, un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente dalla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere l’artista crea mondi suggestivi carichi di vissuti e di emozione….

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Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Una riflessione che si fa ancora più interessante grazie al medium, alla giustapposizione nella mostra ventroniana, dell’Allegoria della Primavera oggi riconosciuta come opera a quattro mani del Maestro di Hartford e di Carlo Saraceni (inizi del XVII secolo), ma negli anni Settanta attribuita dallo stesso Zeri, con un’ipotesi rivoluzionaria, a un giovane Caravaggio.
Se l’identificazione proposta dal grande critico è stata orami abbandonata, rimane immutato il valore della sua teoria, ovvero l’individuazione del momento germinale della natura morta in Italia, in un’epoca e in un contesto vicinissimi a Caravaggio; ed è proprio su questo tema che l’arte di Ventrone è stata chiamata a cimentarsi in questi anni, in relazione al grande artista seicentesco.

 

Luciano Ventrone

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Tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale, Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo.

L’artista dimostra da sempre la sua abilità nel trattare i colori e la pittura. Nella tecnica di Ventrone la fotografia è un punto di partenza, un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente dalla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere l’artista crea mondi suggestivi carichi di vissuti e di emozione….

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il singolare dialogo sulla natura morta tra il grande Maestro lombardo e l’artista romano definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo”.

L’originale uso di una luce immanente e del colore, nelle opere di Ventrone,
e la mediazione della fotografia, per una pittura “ultra realistica “
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Le nature morte iperealistiche di Luciano Ventrone (Roma, 1942), divenuto famoso per il suo virtuosismo e per le stupefacenti riproduzioni in pittura di una realtà che appare più vera del vero, innestano un dialogo indubbiamente stimolante in rapporto con l’opera di Caravaggio, laddove nelle opere di questi e di Ventrone – definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo” – si evidenziano, secondo Victoria Noel-Johnson curatrice della mostra, diversi ma complementari approcci al “non vero”: una percezione sottilmente velata di una realtà superiore, la grande illusione di una “ultra-realtà” in contrapposizione a una falsa impressione”.
Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Una riflessione che si fa ancora più interessante grazie al medium, alla giustapposizione nella mostra ventroniana, dell’Allegoria della Primavera oggi riconosciuta come opera a quattro mani del Maestro di Hartford e di Carlo Saraceni (inizi del XVII secolo), ma negli anni Settanta attribuita dallo stesso Zeri, con un’ipotesi rivoluzionaria, a un giovane Caravaggio.
Se l’identificazione proposta dal grande critico è stata orami abbandonata, rimane immutato il valore della sua teoria, ovvero l’individuazione del momento germinale della natura morta in Italia, in un’epoca e in un contesto vicinissimi a Caravaggio; ed è proprio su questo tema che l’arte di Ventrone è stata chiamata a cimentarsi in questi anni, in relazione al grande artista seicentesco.

 

Luciano Ventrone

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Tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale, Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo.

L’artista dimostra da sempre la sua abilità nel trattare i colori e la pittura. Nella tecnica di Ventrone la fotografia è un punto di partenza, un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente dalla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere l’artista crea mondi suggestivi carichi di vissuti e di emozione….

MART-Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto 9 ottobre 2020 – 14 febbraio 2021

Da un’idea di: Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi
A cura di: Victoria Noel-Johnson

Contestuale alla mostra “Caravaggio. Il Contemporaneo”, al MART di Rovereto,
il singolare dialogo sulla natura morta tra il grande Maestro lombardo e l’artista romano definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo”.

L’originale uso di una luce immanente e del colore, nelle opere di Ventrone,
e la mediazione della fotografia, per una pittura “ultra realistica “
e la resa di un “non vero” metafisico.

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Le nature morte iperealistiche di Luciano Ventrone (Roma, 1942), divenuto famoso per il suo virtuosismo e per le stupefacenti riproduzioni in pittura di una realtà che appare più vera del vero, innestano un dialogo indubbiamente stimolante in rapporto con l’opera di Caravaggio, laddove nelle opere di questi e di Ventrone – definito da Federico Zeri “il Caravaggio del ventesimo secolo” – si evidenziano, secondo Victoria Noel-Johnson curatrice della mostra, diversi ma complementari approcci al “non vero”: una percezione sottilmente velata di una realtà superiore, la grande illusione di una “ultra-realtà” in contrapposizione a una falsa impressione”.
Ecco allora che la mostra “Luciano Ventrone. La grande illusione”, ideata da Vittorio Sgarbi e Lorenzo Zichichi e concepita con le sue 18 opere tematiche come un Focus nell’ambito dell’esposizione “Caravaggio. Il contemporaneo” – con cui il Presidente del Mart di Rovereto intende mettere in luce l’assoluta attualità del Maestro lombardo per gli artisti e le società contemporanei – diventa l’occasione più appropriata per indagare questo singolare rapporto.
Una riflessione che si fa ancora più interessante grazie al medium, alla giustapposizione nella mostra ventroniana, dell’Allegoria della Primavera oggi riconosciuta come opera a quattro mani del Maestro di Hartford e di Carlo Saraceni (inizi del XVII secolo), ma negli anni Settanta attribuita dallo stesso Zeri, con un’ipotesi rivoluzionaria, a un giovane Caravaggio.
Se l’identificazione proposta dal grande critico è stata orami abbandonata, rimane immutato il valore della sua teoria, ovvero l’individuazione del momento germinale della natura morta in Italia, in un’epoca e in un contesto vicinissimi a Caravaggio; ed è proprio su questo tema che l’arte di Ventrone è stata chiamata a cimentarsi in questi anni, in relazione al grande artista seicentesco.

 

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Tra gli artisti italiani maggiormente conosciuti a livello internazionale, Luciano Ventrone ha esposto nei più importanti musei e gallerie internazionali, da Roma a Milano, da Londra a Singapore, da New York a Mosca e San Pietroburgo.

L’artista dimostra da sempre la sua abilità nel trattare i colori e la pittura. Nella tecnica di Ventrone la fotografia è un punto di partenza, un punto dal quale parte l’astrazione del soggetto che si priva del suo essere materia per essere vissuto solo attraverso la luce. Lavorando direttamente dalla fotografia, Ventrone è in grado di cogliere dettagli non visibili all’occhio umano. Nelle sue opere l’artista crea mondi suggestivi carichi di vissuti e di emozione….

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Event Type: Mostre

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