Claudio Koporossy
Per l’artista, nato a Losanna, in Svizzera, quella per la natura è sempre stata una vera passione che coltiva sin da bambino. La fotografia ha segnato tutta la sua esistenza. “La prima scintilla, il ritorno di mio padre da un viaggio in Giappone quando avevo 14 anni, è stata con una Nikon F per fermare, in uno scatto, il mondo intorno a me. Soffermandomi sull’acqua – passione sbocciata più recentemente- avrò fatto migliaia di foto dello stesso getto o dello stesso tratto e quasi ogni volta c’è qualcosa di diverso, magari un colore, una forma diversa. E più che affascinante è anche, penso, senza fine”.
Le prime foto di Koporossy legate al tema dell’acqua risalgono al dicembre del 2014. Le scatta alla Fontana dell’Acqua Paola al Gianicolo. All’inizio non ha assolutamente idea che quelle immagini lo avrebbero poi ispirato verso una nuova dimensione, dandogli slancio e linfa vitale. “Erano fuori fuoco, sembravano mosse, fotograficamente poco accattivanti. Ma si intravedeva già la possibilità di qualche sviluppo. Di un qualcosa di bello”. E così poi è effettivamente stato, vista la mostra sull’acqua che si appresta a lanciare il 12 dicembre.
“Il senso di Claudio Koporossy per l’acqua funziona perché conosce a memoria il risultato finale, lo sbocco che diventa anche conoscitivo, formale, stilistico. E il processo diventa lenticolare, del tipo: vedi una cosa piccola e la fai grande. Ciò che oggi impegna i fotografi veri a distinguersi dal soprannumero di dilettanti allo sbaraglio è soprattutto la concezione, il perseguimento di un progetto. Non uno scatto, ma una raffica, una serie, un’ossessione”. Questo il commento del curatore della mostra Marco Di Capua. “La bellezza. Quando pronuncio questa parola penso agli scatti di Koporossy. È banale che io dica questo? No, non lo è”.
Saranno più di quaranta le opere in mostra, suddivise in tre categorie: le Fontane, Nature morte con acqua e Dolci momenti.