Giusy Lauriola. Prendiamo il sentiero paludoso per arrivare alle nuvole” è il titolo della personale, curata da Federica Di Stefano, che inaugurata mercoledì 2 marzo nella Galleria Umberto Mastroianni, nei Musei di San Salvatore in Lauro a Roma (piazza San Salvatore in Lauro, 15) e aperta al pubblico fino al 31 marzo (dal martedì al sabato, dalle 10 alle 13.00, e dalle 16.00 alle 19.00). L’ingresso è gratuito.
Tra le opere in mostra c’è anche “Immersi in un rosso torpore” ispirata alla guerra in Ucraina. “Gli ultimi tragici avvenimenti dell’invasione russa in Ucraina – racconta Giusy Lauriola – hanno reso impellente modificare una delle mie opere presenti in mostra, in cui il rosso era protagonista, per esprimere il mio disarmante punto di vista su questa guerra in cui la gente comune, impotente, sarà sacrificata ancora una volta. L’ho intitolata “Immersi in un rosso torpore”. Già nel passato nel 2004 ho affrontato con il progetto “Cambialamore” che si ispirava all’attacco Usa in Iraq e poi in Afghanistan dopo l’attacco alle Torri Gemelle a New York l’11 settembre del 2001.
Realizzai un’installazione che era una striscia di 30 metri, alta 80 centimetri, con foto estrapolate dalle riviste e dal web, manipolate e riassemblate in maniera sarcastica e provocatoria. Erano in prevalenza immagini di dolore contaminate da altre che, invece, rispecchiavano una società che non soffre, presentate all’indifferenza di uno sguardo che ha imparato a ignorare il senso della tragedia”.
In mostra 17 opere realizzate in smalto, acrilico, bitume e resina su tela, e due installazioni in tessuto resinato. Nuove forme dai confini indefiniti, proprio come le nuvole. “Conosco Giusy Lauriola dal 2008, quando partecipò con la personale Extra-urbane al ciclo di mostre “Nel segno delle donne”, nella Galleria 196 che allora dirigevo – racconta Federica Di Stefano –. Negli anni l’ho vista crescere ed evolversi con una rapidità rara, aggiungendo e sottraendo elementi e tecniche nei suoi lavori in maniera incessante, sempre alla ricerca di nuovi stimoli e di nuovi traguardi. L’ho vista tenace e testarda percorrere il sentiero, non sempre facile, per arrivare alle nuvole, possiamo dire parafrasando il titolo di questa sua bellissima mostra. Ed è qui che il nostro sguardo si perde nei colori resi ancora più brillanti dalla resina che fluidamente e anarchicamente riveste le superfici. Ed è qui che la nostra mente va indietro con la memoria a ricordare fatti e sensazioni che aveva dimenticato o, al contrario, va avanti immaginando che ciò che sta guardando possa essere lo scenario del suo futuro. Perché l’opera di Giusy si muove in uno spazio a-temporale e indefinito che pone l’uomo, che ha voglia di guardarsi dentro, davanti al proprio passato, al proprio presente e perché no, al proprio possibile futuro, svolgendo così perfettamente uno dei compiti precipui dell’arte contemporanea”.